Aristotele e i delitti d'Egitto
2010
Aristotele detective è preso in un caso di criminalità economica, una speculazione commercial-finanziaria ai danni di Atene, di dimensioni internazionali e risvolti assassini. Ma il numero di protagonisti e comparse, in quest'ultimo intrigo di Margaret Doody, è tanto grande, e talmente circostanziate le loro biografie intorno al nucleo centrale della trama, che l'ambientazione storica balza in primo piano: quasi che l'intento principale dell'autrice sia il racconto della vita quotidiana in Atene, metropoli del quarto secolo a.C, sotto il pretesto dell'intreccio giallo. Una rappresentazione che dai crocicchi affollati della metropoli antica si allarga al sistema-mondo del tempo di Alessandro Magno, fino all'Egitto, civiltà così misteriosa e diversa da accendere la curiosità scientifica dello Stagirita. E Stefanos, il Watson di Aristotele, che racconta in prima persona, con un effetto di viva contemporaneità (e con un filo ininterrotto di ironia). Siamo nel 328 a.C. e Atene è affamata dalla carestia. La città sceglie Stefanos come ambasciatore da mandare in Egitto per trattare un acquisto di grano in cambio di oro. Il giovane segue la via d'acqua, piena di soste e scambi, che dal Mediterraneo, lungo il Nilo, lo porterà a Menfi, dove attende un mercante greco per l'intermediazione con il satrapo Cleomenes. Durante la spedizione imbarca l'oro ma, con esso, un numero di strani compagni di viaggio, di messaggi minacciosi, di agguati mortali...